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GUSTAVO KUERTEN

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Messaggio Da Ospite Ven 02 Giu 2017, 22:37

GUSTAVO KUERTEN Gustav10

GUSTAVO KUERTEN

Chi non si ricorda di Gustavo “Guga” Kuerten, il brasiliano dal capello selvaggio e dal perenne sorriso sulle labbra? Con le sue giocate e il suo rovescio a una mano a dir poco magico ha infiammato le platee di mezzo mondo tra la fine degli anni novanta e l’inizio del duemila. Poi, purtroppo, una interminabile serie di infortuni ne compromise la carriera. Ma non il suo ricordo.

Gustavo Kuerten, tennis champagne
Il tennis è una continua evoluzione. Cambiano i materiali, cambia il modo di colpire la palla, ora si va molto più veloce. Gli anni in cui Gustavo Kuerten giocava (“Guga” è un classe ’76) erano anni in cui il calendario era molto più fitto, si giocavano partite a un ritmo massacrante e il gioco era sicuramente più lento di adesso. In questo contesto, ancora parzialmente scevro dal “power tennis” di cui Nadal sarà grande testimone, un campione dalla classe infinita come Gustavo Kuerten riuscì ad emergere.
Figura singolare, Guga. Alto un metro e novanta, magrissimo, capelli ricci al vento, orecchino e sorriso bianco ma, soprattutto, grande, grande tennista. Buon servizio, dritto in top, rovescio a una mano devastante sia incrociato che lungolinea. Ottima manualità sotto rete, con volée sempre sicure e decise, stop volley di ottima fattura e demi-volée velenosissime. Non a caso, Gustavo Kuerten, è stato anche un eccellente giocatore di doppio.
Vedere giocare Guga dava uno strano effetto. Osservare questo ragazzone dinoccolato muoversi con aria stanca lungo il campo, quasi con un’aria di indolenza, era diverso dal vedere chiunque altro. Sembrava venuto da un altro pianeta, Guga: in un circuito pieno di spagnoli che remavano da fondocampo con forza e sudore, Gustavo Kuerten sembrava leggero leggero, così esile e delicato che pareva impossibile potesse vincere contro di loro. E invece..

Tanta sofferenza per Guga
A vederlo sempre così allegro e sorridente nessuno sospetterebbe quante disgrazie il brasiliano ha dovuto subire nella sua vita. Sofferenze soprattutto familiari, che ne hanno temprato il carattere in senso positivo. Quando delle tragedie segnano la nostra vita solitamente si possono imboccare due strade: chiudersi in sé stessi e peggiorare, umanamente parlando, oppure vedere il bicchiere mezzo pieno, divenire più sensibili e migliorare. Gustavo Kuerten ha scelto la seconda strada.
Il padre di Guga era giocatore di tennis, di livello amatoriale, e arbitro. Purtroppo nel 1985 morì di infarto mentre stava arbitrando una partita juniores, lasciando il figlio orfano. Ma non solo. Il fratello minore di Gustavo Kuerten, Guilherme, soffriva di paralisi cerebrale. Spinto dall’amore per il fratello e dalla compassione verso chi era vittima di questa patologia, faceva cospicue donazioni a società brasiliane che assistevano chi era malato di paralisi cerebrale. Regalava inoltre tutti i suoi trofei al fratello, morto nel 2007.

Le vittorie e il ritiro anticipato
La sua aria allegra e spensierata non deve ingannare: Gustavo Kuerten è stato un giocatore solido e cinico, che non mollava un 15 nemmeno a morire, almeno fino a che le sue anche hanno retto. Non è un caso che nel periodo di interregno tra Pete Sampras e Roger Federer, Guga sia stato anche numero uno del mondo; per la precisione alla vetta il brasiliano ci arrivò il 4 dicembre del 2000.
Tante le vittorie: ben 20 titoli Atp. Fra i tanti trionfi spicca ovviamente il Roland Garros fatto suo per tre edizioni (1997, 2000 e 2001), dove riuscì a battere grandi tennisti come Sergi Bruguera, Magnus Norman e Àlex Corretja, veri e propri ossi duri soprattutto sulla terra battuta. Tra le altre grandi affermazioni ricordiamo soprattutto la vittoria agli Internazionali d’Italia (dove arrivò in finale altre due volte ma perse da Norman e da Ferrero) e di Montecarlo del 1999.
Poi, purtroppo, ci si misero di mezzo gli infortuni a mettere i bastoni fra le ruote alla carriera già comunque straordinaria di Guga. Infortuni alle anche terribili, che gli provocavano lancinanti dolori, impossibili da superare. Ancora oggi il brasiliano ne porta le tristi conseguenze, tant’è che è stato lo stesso Gustavo Kuerten a dichiarare che “Non posso correre 100 metri in una strada dritta“.
Di chi è la colpa? Per Guga dell’Atp. Ha infatti detto con decisione che le partite da giocare nel circuito erano troppe in quel periodo e che questo, praticamente, sfiancava il tennista. “Sono sempre più convinto che anno dopo anno l’ATP ha spezzato il gruppo composto da me, Rios, Norman e Safin. Molti tennisti eccellenti hanno appeso la racchetta al chiodo”.

Sana ironia
Un personaggio come il brasiliano non può non piacere, è chiaro. Questa sua simpatia innata si è espansa trasversalmente a pubblico e colleghi, giovani e meno giovani. Uno dei suoi amici più noti è Novak Djokovic. In una esibizione a Rio nel novembre del 2012, infatti, il serbo si è infilato una parrucca dai morbidi ricci castani per imitarlo e ha iniziato il suo spassosissimo show.
Spostamenti dinoccolati, continui movimenti delle anche e scossoni della testa, tipici di quei piccoli tic e manie che ogni tennista ha come proprio bagagliaio personale. Inutile dire quanto il pubblico, Novak e lo stesso Gustavo Kuerten si siano divertiti di questa simpatica imitazione che ha riproposto in chiave ironica uno sport che spesse volte viene approcciato in maniera troppo seriosa.

Dicono di lui
Tanti fra appassionati di tennis, colleghi e giornalisti hanno voluto dire la loro su Gustavo Kuerten. Tra le tante frasi ne vogliamo ricordare due in modo particolare: la prima di Rino Tommasi, per anni la voce del tennis italiano assieme a Gianni Clerici, e la seconda di Evgenij Kafel’nikov, uno dei suoi più grandi rivali. Entrambi, ovviamente, con parole al miele.
Rino Tommasi ha infatti detto: “Guga ci voleva proprio. Con le gambe di Mats Wilander, la fantasia di Adriano Panatta e l’allegria di Yannick Noah é il personaggio che John McEnroe auspicava per il tennis: “Un soffio d’aria fresca. Una nuova personalità per creare nuove rivalità e fare la differenza in un calendario troppo fitto e confuso“. Gustavo Guga Kuerten è l’emblema dello sport moderno.” (fonte: Wikiquote).
Il campione russo invece, trionfatore del Roland Garros nel 1996 e dell’Australian Open nel 1999, ha invece descritto forse nella maniera più bella il grande campione brasiliano. Con la sua frase, dunque, vogliamo chiudere l’articolo. In bellezza, naturalmente.
“È difficile giocare tutto il tempo dietro con un giocatore come Gustavo. Se gli dai libertà, lui è come Picasso. Ti gioca un rovescio lungolinea, un rovescio incrociato, fa qualsiasi cosa.” (fonte: Wikiquote)

Autore dell’articolo
Francesco Agostini
Laureato in Lettere e Filosofia presso l'Università degli Studi Roma TRE, Giornalista Pubblicista presso l'Ordine dei Giornalisti del Lazio. La banana di Chang, le bottigliette di Nadal, i passetti di Agassi e la lingua di Sampras. Ma, soprattutto, il naso a patata di Federer. Contatti: francesco_agostini@hotmail.it


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Messaggio Da Ospite Sab 03 Giu 2017, 08:31

Grazie di questo contributo ed omaggio ad un grandissimo.. e campione Wink

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Messaggio Da Ospite Sab 03 Giu 2017, 09:08

Adoro la sua semplicità ed il suo rovescio. Un esempio sia dentro il campo che fuori.

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Messaggio Da Ospite Sab 03 Giu 2017, 10:52

Il rovescio intendo dire questo...

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Messaggio Da Ospite Sab 03 Giu 2017, 10:59

Da super tennis...

GUGA KUERTEN, CUORE DO BRASIL GRANDE COME UNO STADIO

Pubblicato: 27 Febbraio 2016
Gli hanno intitola il campo centrale a Rio de Janeiro. Orfano di padre, un fratello gravemente ammalato, vinse tre Roland Garros trasmettendo allegria e voglia di vivere. Disegnò un grande cuore sulla terra rossa del Centrale e vi si sdraiò dentro
di Alessandro Mastroluca – Foto Getty Images

Meglio giocare davanti a 15 mila persone che in un campo secondario con la voce dell’allenatore che ti incita”. Così parlava Guga Kuerten. Sarà per questo che gli hanno dedicato un campo caldo e colorato, sempre pieno di un pubblico entusiasta come il centrale di Rio. È il campo della passione brasiliana per il tennis, la stessa che ha spinto il campione dai ricci ribelli e dal sorriso che niente ha potuto adombrare. “È difficile giocare tutto il tempo dietro con un giocatore come Kuerten. Se gli dai libertà, lui è come Picasso”, diceva Evgenij Kafelnikov.
“Il tennis - raccontava Guga nel discorso per l’ammissione alla Hall of Fame - mi ha insegnato a guardare anche il quadro più grigio, l’esperienza più dura con luci colorate”. Luci colorate che hanno illuminato la sua carriera in uno sport che gli ha portato via il padre. “Per quanto ricordo, mio padre mi ha portato la mia prima racchetta - raccontava Guga -. E il tennis l’ha portato via da me mentre stava arbitrando una partita. Abbiamo quasi venduto la casa, la macchina, il pianoforte, per permettere a me di viaggiare. Non sapevamo dove stavamo andando, ma sapevamo che stavamo andando nella giusta direzione. Avevamo fiducia che sarebbe finita bene. Il tennis ha portato via mio padre, ma mi ha dato due padri. Larri Passos e mio fratello Raphael”, che gli fa da manager.

L’operazione spirituale Un altro fratello, Guilherme, affetto da una grave paralisi cerebrale, è morto nel 2007. Eppure, il dolore non l’ha mai fermato, anzi. Basta rivedere la sua ultima recita, a Parigi nel 2008 contro Mathieu. Lo sapeva benissimo, Guga, che non aveva nessuna chance di allungare una carriera già di fatto conclusa da qualche anno, almeno dalla vittoria su Federer a Parigi al terzo turno nel 2004. Gli infortuni all’anca l’hanno portato a esplorare ogni possibile soluzione, compresa l’operazione “spirituale” dal medium Gilberto Arruda, che incorporerebbe lo spirito del medico tedesco Frederick von Stein, morto durante la seconda guerra mondiale. Arruda gli rivela che la causa dei suoi dolori era la disparità di lunghezza delle due gambe e interviene, senza bisturi e attraverso raggi luminosi di energia emessi dallo spirito di Van Stein.

Un cuore enorme Nel 2008 ha scelto Parigi per il suo addio al tennis. Gli hanno concesso di tornare un’ultima volta sul Centrale, su quello stesso campo dove trionfò da numero 66 del mondo su Bruguera e disegnò un enorme cuore sulla terra rossa dopo aver salvato un match point contro l’americano Michael Russell negli ottavi, prima di conquistare il suo terzo e ultimo titolo, nel 2001. La sconfitta contro Mathieu fa da preludio a una cerimonia commossa per un campione che in campo, con quei gesti dal ritmo di samba, comunicava qualcosa di autentico, di sincero. “Penso che la mia arma migliore sia stata la parte mentale, il modo di avvicinarsi alla partita - raccontava a Tennis Magazine -. Per me contava di più, non era la potenza o la rotazione, era il modo in cui affrontavo la partita, la relazione che creavo con il tennis e le persone. Amo avvicinare il tennis alle persone. Il legame con il pubblico era molto importante per me”.


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Messaggio Da fabione65 Dom 04 Giu 2017, 22:06

In assoluto uno dei miei preferiti...dentro e fuori dal campo da tennis!!!!! GUSTAVO KUERTEN 925962
Fabio.
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Messaggio Da Ospite Dom 04 Giu 2017, 22:50

fabione65 ha scritto:...dentro e fuori dal campo da tennis!!!!! GUSTAVO KUERTEN 925962
Fabio.
esattamente...

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Messaggio Da Eiffel59 Lun 05 Giu 2017, 07:41

...penso che il mio avatar dica tutto Wink
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Messaggio Da Ospite Lun 05 Giu 2017, 09:56

no! davvero? Very Happy

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