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L'avversario, in campo, ESISTE!

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Messaggio Da Ospite Ven 17 Giu 2011, 17:50

Volevo scrivere qualcosa che riguarda tutti i tennisti (con particolare riferimento a quelli, come noi, che giocano a bassi livelli).

LA PRESENZA DELL'AVVERSARIO IN CAMPO

Sto dicendo un cosa ovvia? Fino ad un certo punto...

Perchè tutti noi tendiamo (anche se spesso non lo esterniamo) a considerare che, sia la vittoria sia la sconfitta, dipenda soltanto da noi.

Mi spiego meglio:

Quando analizziamo una sconfitta (chiaramente con un avversario "umano"... perchè se giochiamo con un 3.1 è ovvio che ci prende a pallate) le nostre motivazioni sono, di solito:

- Ho giocato male
- Ho sbagliato palle facili
- ho regalato troppi punti
- ho giocato troppo corto
- sono stato troppo passivo

Insomma... analizziamo la sconfitta solo in maniera EGO-CENTRICA.

Resta il fatto che a cagionarci l'amara sconfitta è stato l'avversario.

Il quale potrebbe avere indotto noi a giocare peggio del solito grazie ad un'ottima prestazione. Quindi, le considerazioni sopra, possono diventare:

- Ho giocato male________________ha giocato bene
- Ho sbagliato palle facili__________ha commesso pochi errori gratuiti
- ho regalato troppi punti__________ha comandato il gioco, variando gli schemi
- ho giocato troppo corto__________ha giocato lungo
- sono stato troppo passivo________ha pressato, comandando il gioco


Quindi... come si dice in Fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Personalmente (poichè non sono immune da questo "virus") cerco di visualizzare la partita come se fossi uno spettatore che guarda la partita dall'esterno, focalizzando con attenzione quello che ha fatto l'avversario, al fine di capire davvero chi ha il merito e chi il demerito dell'andamento della partita.

Ovviamente, per il nostro SUPER-EGO è molto più rassicurante pensare che tutto dipenda da noi...

...ma l'avversario, spesso, pare che non sia d'accordo!

Saluti dal vecchio Corre pirat

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Messaggio Da Chiros Ven 17 Giu 2011, 18:11

Ho aspettato tutto il giorno un tema così 🐰

Certo che se sei un quarta alto e non giochi con i terza, è normale interrogarsi sulle proprie incapacità e sui propri errori.

Stai tranquillo che a me non succede.Smile Di norma ripenso (alla sconfitta) e spesso capisco che in partita sono costretto a rispondere a palle che in allenamento non mi capitano.
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Messaggio Da Ospite Ven 17 Giu 2011, 18:18

Chiros ha scritto:Ho aspettato tutto il giorno un tema così 🐰

Certo che se sei un quarta alto e non giochi con i terza, è normale interrogarsi sulle proprie incapacità e sui propri errori.

Stai tranquillo che a me non succede.Smile Di norma ripenso (alla sconfitta) e spesso capisco che in partita sono costretto a rispondere a palle che in allenamento non mi capitano.

Io gioco con tutti... dalle PIPPE... (non voglio fare nomi Rolling Eyes )

a quelli leggermente più scarsi (con cui non perdo MAI)...

con quelli del mio livello (perdo e vinco al 50%)....

con i terza (non devo sapere se perdo... ma QUANTO perdo...).

Il discorso dell'analisi della partita non cambia.

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Messaggio Da Chiros Ven 17 Giu 2011, 18:24

Vinci con una pippa, come fai a dire che hai giocato bene?
Perdi con un terza, come fai a dire di aver giocato male?

EDITO: vado via, ciao. A Lunedì pomeriggio.
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Messaggio Da Ospite Ven 17 Giu 2011, 18:32

Chiros ha scritto:Vinci con una pippa, come fai a dire che hai giocato bene?
Perdi con un terza, come fai a dire di aver giocato male?

EDITO: vado via, ciao. A Lunedì pomeriggio.


Chiros... non vorrei contaddirti sempre...

Ma è POSSIBILISSIMO giocare bene contro una PIPPA.... e si può altresì giocare MALISSIMO (sempre vincendo, ovviamente). A me è capitato spesso!

Allo stesso modo, con un terza... si può perdere, sia giocando BENISSIMO, sia MALISSIMO! L'avversario, in campo, ESISTE! 768460

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Messaggio Da oedem Ven 17 Giu 2011, 18:55

Interessante argomento su cui però ultimamente mi sono fatto un'idea.

Concordo che, come dice il 3° principio della dinamica, ad ogni azione corrisponde un'azione uguale e contraria

Però, quando entro in campo, bisogna concentrarsi nel giocare il proprio miglior tennis, indipendentemente dall'avversario.
Devo essere io a metterlo in difficoltà, a non permettergli di pressarmi, di giocare profondo, di comandare il match.
Se riuscissi a tenere il suo ritmo, a giocare profondo quanto lui, allora sono in partita.
Se invece accorcio e lo faccio entrare in campo, bhe, allora il problema è la mia solidità tecnica.

Ovvio è che, se alla fine io gioco al massimo e nonostante tutto perdo, allora tanto di cappello e da li allenarsi per migliorare.

Un esempio può essere quando gioco (anzi rincorro una palla) contro il mio maestro (max classifica 3.2).
in quelle occasioni, anche se mi sembra di tenere lo scambio e di piazzare un bel colpo che possa darmi un vantaggio, vedo lui arrivarci comodo e sfondarmi.
è ovvio che lui sia una spanna sopra me perché al mio ritmo massimo, lui viaggia comodamente in crociera mentre io affanno.
Oltre gli ovvi suoi meriti, ci sono anche i miei demeriti, perché gli sono inferiore e dovrei lavorare per arrivare con le gambe in comodità sui suoi colpi e tenere il suo ritmo

correnelvento ha scritto:Personalmente (poichè non sono immune da questo "virus") cerco di visualizzare la partita come se fossi uno spettatore che guarda la partita dall'esterno, focalizzando con attenzione quello che ha fatto l'avversario, al fine di capire davvero chi ha il merito e chi il demerito dell'andamento della partita.
questa è una cosa giusta ma, quando si perde, vuol dire che in quel preciso momento si è stati inferiori all'avversario.

Personalmente, accetto la sconfitta che conferma la mia scarsezza e cerco di farne tesoro come spunto per capire quali siano le mie lacune.

Faccio l'esempio degli ultimi due miei match (sconfitte) fit:
1) 6-4 6-2 contro un 4.4: nel match ho tenuto un solo turno di servizio e fatti un'infinità di doppi falli. Lui è stato più solido in questo fondamentale.
fare 5 break all'avversario di norma significano vittoria agevole ma ho perso per la mia fallosità al servizio (molto incostante)
probabilmente con un servizio più solido avrei vinto (tra l'altro l'anno scorso lo incrociai sempre in torneo e vinsi 6-0 6-7 6-0)

2) giusto una settimana fa, D3 contro 4.4 ed ho perso 6-2 6-1
Lui ha giocato meglio di me, è stato meno falloso mentre io commettevo un'infinità di gratuiti.
Per quanto stia in un periodo di calo, buttare una palla che arriva comoda e non profonda fuori regolarmente evidenzia innanzitutto una mia carenza.

Per questo dico che in una sconfitta ci sono meriti e demeriti e, imho, vanno analizzati entrambi

Di fronte ad una sconfitta, tanto di cappello all'avversario ma poi in campo a faticare! sparapalle


ho l'occhio di pulcinella
Con il polibutilene ogni colpo riesce bene!

(cit. by Satrapo)
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Messaggio Da Ospite Ven 17 Giu 2011, 19:35



Tutto giusto.

Io voglio rimarcare il fatto che, troppo spesso, non si considerano i meriti dell'avversario, non si analizza la partita con obiettività.


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Messaggio Da g.cecere Lun 20 Giu 2011, 23:08

credo che l'argomento sia stato affrontato in modo corretto da eodem. Il tennis è uno sport tanto affascinante quanto enigmatico. A volte fatico con delle pippe per poi esprimermi al meglio con quelli più forti. Sono i miei limiti tecnici, la mia solidità che viene a mancare. Credo che non bisogna mai esaltarsi troppo in una vittoria e nemmeno deprimersi più di tanto in una sconfitta. L'altro ieri ho giocato con uno che tecnicamente era inferiore, ma correva su tutte le palle ed aspettava il mio errore. Ho perso malamente, un po per presunzione un po per inesperienza.
Mi rifarò, già gli ho lanciato la rivincita!

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Messaggio Da Maurizio Mar 21 Giu 2011, 09:11

Il discorso di Corre è più che sensato.
Chi lo conosce, avvertirà in ciò che dico le idee di Rino Tommasi.
La boxe è lo sport in assoluto più antagonisticamente individuale che ci sia: quello che tu riesci a fare è determinato, in parte, da ciò che l'avversario ti lascia fare.
Nel tennis, anche se in maniera forse meno accentuata ma comunque importante, succede una cosa simile.
Tanto per fare un esempio: se sei un giocatore d'attacco a rete, ma l'avversario ti tiene con palla lunga e regolare costantemente due metri dietro la riga di fondo non potrai esprimere le tue migliori qualità e finirari per perdere dicendo magari "oggi non riuscivo a giocare".
Viceversa se l'avversario serve una seconda corta e morbida questo di consentirà di pressarlo costantemente.
Chiaro che non è sempre esclusivamente colpa dell'avversario se si perde, una giornataccia dove le gambe sono legnose, dove il diritto non riesci a farlo stare dentro o dove fai due doppi falli a game capita a tutti.
Ma che il rendimento del proprio gioco, per poter essere correttamente valutato, debba essere rapportato a quello del proprio avversario, direi che non ci piove.
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Messaggio Da dropshot II Mar 21 Giu 2011, 11:13

una sconfitta ha sicuramente "meriti" condivisi con avversari alla portata.

ho un tennis in cui tendo a "fare la partita", il che significa che quando le prendo, anche nettamente, è probabile che abbia cercato una pressione che le condizioni di quel momento non mi consentivano e che l'avversario sia stato bravo a non darmi ritmo, portandosi a casa anche qualche sano regalo da parte mia.

per come la vedo un risultato è sempre una composizione di fattori personali e che riguardano l'avversario. solo che una corretta valutazione di una sconfitta passa inevitabilmente dal capire come si gioca. se considero uno standard tirare a 200 all'ora sulle righe perchè nel lontano 1983 ho dato 60 60 a uno forte tirando a 2000 tutto quello che arrivava, bhe è probabile considerare ogni sconfitta un demerito mio perchè non ho tenuto quello standard.

in altri termini se ho perso, quell'altro è stato più bravo e più consistente e questo è sicuro ma devo avere sbagliato qualche cosa anche io. purtroppo delle due variabili quella che posso controllare è soltanto quella personale.
ecco perchè magari uscendo da una sconfitta trascuro la bravura dell'avversario, perchè non posso controllarla, preferendo concentrarmi sugli approcci sbagliati, sui gratuiti e su scelte tattiche demenziali.
d'altra parte se è vero che ho giocato male per colpa dell'avversario, è anche vero che lui ha giocato bene perchè l'ho messo in condizione di farlo.

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Messaggio Da Lupo65 Mar 21 Giu 2011, 11:31

Corre ha ragione.

Ma non posso non condividere in pieno il ragionamento di Drop; anch'io la partita la faccio - scendo sempre in campo cercando di dare il meglio, ed il mio tennis essendo aggressivo a volte si impapera da solo senza "aiuti" esterni. Allo stesso tempo, se in una sequenza di colpi incorciati sono io a sbagliare perche' ho forzato, naturalmente l'attenzione (mia) sara' sul mio errore e non sul fatto che comunque chi e' dall'altra parte mi ha buttato la palla indietro.

Cio' non toglie nula al mio avversario, ma suggerisce un angolo di analisi diverso.

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Messaggio Da Maurizio Mar 21 Giu 2011, 11:45

Lupo65 ha scritto:Corre ha ragione.

Ma non posso non condividere in pieno il ragionamento di Drop; anch'io la partita la faccio - scendo sempre in campo cercando di dare il meglio, ed il mio tennis essendo aggressivo a volte si impapera da solo senza "aiuti" esterni. Allo stesso tempo, se in una sequenza di colpi incorciati sono io a sbagliare perche' ho forzato, naturalmente l'attenzione (mia) sara' sul mio errore e non sul fatto che comunque chi e' dall'altra parte mi ha buttato la palla indietro.

Cio' non toglie nula al mio avversario, ma suggerisce un angolo di analisi diverso.


Non è solo un punto di vista differente. Se si sbaglia cercando di forzare un colpo dopo una serie di incroci è un errore per aver preso un rischio, la prima volta. Se questo diventa sistematico è probabilmente dovuto al fatto che l'avversario te la rimanda sempre indietro e tu per uscire da una situazione che ti sta mettendo in difficoltà (meno tenuta fisica, o mentale non importa) prendi dei rischi che ti portano a perdere i punti.

E' innegabile che c'entri una componente personale di atteggiamento verso il gioco, ma il volere fare partita a tutti i costi implica la capacità di farlo, altrimenti si diventa come quelli "dentro o fuori", ma che non vincono mai un incontro. Non sto dicendo che si debba stravolgere il proprio gioco a seconda dell'avversario che si ha davanti, ma non si può neppure pensare, ad esempio, di scendere a rete sul rovescio dell'avversario per tutta la partita solo perché quello è il nostro schema preferito se il nostro contendente ha un passante che ci infila 2 volte su 3 (cosa a sua volta dovuta magari al fatto che i nostri attacchi non sono sufficientemente incisivi, se lo fossero i suoi passanti non sarebbero così efficaci - il meccanismo è speculare). Si dovrà cambiare schema, perché l'avversario ci costringe a farlo.
Ripeto, la valutazione del nostro gioco non può, a mio avviso, prescindere dall'interazione con quello dell'avversario.
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Messaggio Da Lupo65 Mar 21 Giu 2011, 12:09

Maurizio, anche tu hai ragione; ma non volevo dilungarmi sull'analisi delle scelte tattiche, anzi le mie considerazioni erano a prescindere.

L'unica cosa che volevo dire e' che nel tennis umano che noi giochiamo, l'avversario piu' grande siamo noi stessi.

Corre dice:

- Ho giocato male________________ha giocato bene
- Ho sbagliato palle facili__________ha commesso pochi errori gratuiti
- ho regalato troppi punti__________ha comandato il gioco, variando gli schemi
- ho giocato troppo corto__________ha giocato lungo
- sono stato troppo passivo________ha pressato, comandando il gioco


E ha ragione; ma il mio tennis migliora partendo dall'analisi dei miei errori piu' che dall'analisi dell'abilita' del mio avversario. Son d'accordo il discorso non e' sempre cosi' lineare, ma...

Stasera gioco con un mio amico (ex terza cat francese); siam li' come livello, ma di solito vinco io. Lui forza un pochino troppo sopratutto sui miei rovesci, e il suo rovescio non e' da campioni, so to speak. L'altra settimana ho perso; l'analisi e' stata questa:

- ha giocato bene
- ha tenuto palle in campo che di solito non teneva

seguito da:

- ho giocato corto tutta la sera
- ero in ritardo sulla maggioranza dei colpi.


Quindi stasera quando giochero' cerchero' di ricordarmi di muovere i piedi per bene e di colpire usando spinta di gambe e rotazione di busto (l'ultima volta ero pigro ed ho usato il busto e basta).


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Messaggio Da dropshot II Mar 21 Giu 2011, 13:09

Maurizio ha scritto:
Non è solo un punto di vista differente. Se si sbaglia cercando di forzare un colpo dopo una serie di incroci è un errore per aver preso un rischio, la prima volta. Se questo diventa sistematico è probabilmente dovuto al fatto che l'avversario te la rimanda sempre indietro e tu per uscire da una situazione che ti sta mettendo in difficoltà (meno tenuta fisica, o mentale non importa) prendi dei rischi che ti portano a perdere i punti.

E' innegabile che c'entri una componente personale di atteggiamento verso il gioco, ma il volere fare partita a tutti i costi implica la capacità di farlo, altrimenti si diventa come quelli "dentro o fuori", ma che non vincono mai un incontro. Non sto dicendo che si debba stravolgere il proprio gioco a seconda dell'avversario che si ha davanti, ma non si può neppure pensare, ad esempio, di scendere a rete sul rovescio dell'avversario per tutta la partita solo perché quello è il nostro schema preferito se il nostro contendente ha un passante che ci infila 2 volte su 3 (cosa a sua volta dovuta magari al fatto che i nostri attacchi non sono sufficientemente incisivi, se lo fossero i suoi passanti non sarebbero così efficaci - il meccanismo è speculare). Si dovrà cambiare schema, perché l'avversario ci costringe a farlo.
Ripeto, la valutazione del nostro gioco non può, a mio avviso, prescindere dall'interazione con quello dell'avversario.

i discorsi si sovrappongono ma non sono la stessa cosa.
se perdo, cosa posso controllare per evitare di ri-perdere? quello che ho combinato, non come ha giocato l'avversario. oltretutto non si gioca sempre con le stesse persone, quindi magari non me lo ritroverò davanti tanto presto.

sui due esempi fatti, per il primo se devo prendere dei rischi per tenere la diagonale di dritto, vuol dire che sono dominato. e qui si esce un po' dal concetto gioco bene/gioco male ma vuol dire che c'è un gap che probabilmente non è momentaneo e che per colmare devo prendere dei rischi. se perdo in queste situazioni, come ha giocato l'avversario è molto secondario, la priorità è colmare il gap.

il secondo esempio è tattico. se ho solo un tipo di gioco e l'avversario ha di suo le contromisure (tipo il passante di rovescio). sono ancora dominato e per vincere devo poter cambiare avendo le capacità di farlo. se non le ho anche in questo caso il giocare bene/male passa in secondo piano.

il post di corre l'ho interpretato in relazione a quelle situazioni in cui sono più o meno alla pari in cui se gioco più corto di un metro può essere perchè l'avversario mi mette in difficoltà o perchè non ci arrivo, o tutte e due le cose. in questi casi, si che l'avversario è stato più bravo, ma posso mettere mano solo dalla mia parte del campo per cambiare le cose.
in altre situazioni di gap tecnici/tattici, l'avversario non è più bravo ma più forte, il che sposta il problema.

poi dipende anche dal livello di gioco. in quarta categoria variare il gioco in relazione all'avversario è un miraggio. a questo livello più semplice si gioca meglio è, poi personalmente predico bene ma razzolo malissimo L'avversario, in campo, ESISTE! 786556

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Messaggio Da Maurizio Mar 21 Giu 2011, 13:53

Limitatamente all'incontro non fa differenza se siano derivanti da una semplice giornataccia (oggi attacco corto e lui mi passa più facilmente - sono stanco e nervoso e non riesco ad avere fiato e pazienza sufficienti per remare e forzo per uscire dalla scambio) o gap tecnici (non sono capace di attaccare lungo né di palleggiare profondo per più di 5 scambi). Sono sempre situazioni derivanti dalla nostra momentanea o assoluta capacità di giocare e dall'abilità dell'avversario di metterci in difficoltà. Le due cose vanno sempre a braccetto.
Cambierà solo la prospettiva del dopo (il gap tecnico/tattico va colmato se possibile, la giornataccia passa)
Il caso dell'attaccante a rete lo uso perché è assai emblematico: se l'avversario gioca corto riesco a entrare in campo e più facilmente attaccare profondo e scendere a rete, se gioca a venti centimetri dalla linea di fondo col cavolo che riesco a fare un approccio efficace.
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Messaggio Da stetennis Mar 21 Giu 2011, 13:57

Lupo65 ha scritto:

L'unica cosa che volevo dire e' che nel tennis umano che noi giochiamo, l'avversario piu' grande siamo noi stessi.


Quoto e soprattutto a livelli piu' scarsi, come i 4 scarsi!!!
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Messaggio Da dropshot II Mar 21 Giu 2011, 14:05

forse giriamo intorno all'albero.

quando perdo perchè quell'altro è più forte, velocità di palla, gap tecnico, abilità tattica ecc sono vere due affermazioni: l'avversario è stato più bravo, la sconfitta dipende da me perchè sono scarso.
quando attribuisco la colpa della sconfitta a quello che non ho fatto o non sono capace di fare, non è togliere qualcosa dall'avversario ma mettere l'accento sull'unica cosa che posso controllare. tutto qui.

quando si perdono le partite che si dovrebbero vincere qui si fa più confusione ed il confine tra i meriti ed i demeriti è più sottile.
ad esempio un paio di anni fa con un giocatore alla portata in una finale a squadre pronti via gioco come sono solito e vado sotto 62 30. l'omino nel cervello si è fatto sentire e ho cambiato tattica mandando l'avversario alle cozze. vinco il secondo 75 e sull'onda affronto il terzo che perdo malamente perchè lui ha fatto quello che doveva e io no. non ho avuto dubbi che l'avversario sia stato più bravo di me. in tanti altri casi mi sono reso conto invece che l'esito della partita sia stato determinato un 70% da me ed un 30% dall'avversario.
me ne accorgo anche quando vinco delle volte in cui il mio avversario perederebbe pure se non avesse nessuno dall'altra parte del campo Very Happy

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Messaggio Da Maurizio Mar 21 Giu 2011, 14:09

stetennis ha scritto:
Lupo65 ha scritto:

L'unica cosa che volevo dire e' che nel tennis umano che noi giochiamo, l'avversario piu' grande siamo noi stessi.


Quoto e soprattutto a livelli piu' scarsi, come i 4 scarsi!!!

A livello di noi scarsi l'avversario più grande è quella maledetta pallina che:

1 - non viene mai nella nostra direzione (ma guarda tu se devo correrle dietro)
2 - non vuole saperne di andare a sbattere nel centro dell'ovale (ma gli oversize da un metro quadro possibile non li abbiano ancora fatti?)
3 - non ha capito che il campo dell'avversario è quello dentro le righe (mentre lo ha capito benissimo per quanto riguarda il nostro)
lol!
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Messaggio Da Maurizio Mar 21 Giu 2011, 14:15

drop, io non parlo di chi è stato più bravo e quindi ha vinto. Parlo del fatto, ad esempio, che se io sbaglio molte risposte è magari perché il mio avversario sta servendo bene - e nell'ambito dello stesso incontro se comincio a mettere più risposte in campo è perché io sto rispondendo meglio ma anche, forse, perché lui sta servendo meno bene. Calcolarne l'incidenza non credo sia possibile, dico solo che c'è una correlazione diretta, sempre, tra il gioco che esprimo in quel momento e quello di chi sta di là. Tutto qui.
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