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Messaggio Da marco61 Dom 17 Mar 2019, 14:57

Promemoria primo messaggio :

Qualche giorno fa ho letto una frase da qualche parte che mi ha portato ad avviare questa discussione:

"Il buon genitore deve saper rendersi inutile al momento opportuno".

Riflettendoci, niente di più vero. Nel mio caso, anche niente di più difficile.
In questo momento mio figlio è in volo, trascorrerà 23 giorni a casa di un mio amico 45enne, a Santo Domingo.
Ha avviato la sua attività circa 8 anni fa, e non si è mai preso un vero e proprio periodo di ferie. Il massimo è stato trascorrere 3 giorni al Queens, viaggio organizzato dal nostro tennis club.
A causa di lavori di ristrutturazione, il suo negozio resterà chiuso 3 mesi. Per questo motivo, ho pensato di regalargli questa vacanza contando anche sulla presenza di una persona fidata sul posto.
All'inizio sembrava molto interessato. Col tempo ho capito che, non fosse partita da me, una decisione simile non l'avrebbe mai presa ed avrebbe trascorso questi 3 mesi dividendosi tra consegne a domicilio di merce che si fa spedire a casa, camera sua e campi da padel.

A questo punto, la domanda: ho fatto bene, ho fatto male? E' vero che un buon genitore deve rendersi col tempo inutile, è anche vero che, in passato, ho fatto delle scelte per lui che si sono rivelate azzeccate, scoraggiandolo nel frattempo a seguire un percorso lungo e irto di ostacoli.
Quindi con i nostri figli come ci dobbiamo comportare? Lasciare che sbaglino in modo che facciano tesoro dei propri errori o, per quanto possibile, evitare che ne facciano cercando magari di stimolarli come nel caso del viaggio di mio figlio?

Inoltre, voi padri riuscite a farvi da parte quando vi rendete conto dei loro errori senza sentirvi in colpa o non riuscite, come me, a tirarvi fuori?


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Messaggio Da Ospite Mar 19 Mar 2019, 16:41

Capita proprio a fagiolo un articolo di Elisabetta Ambrosi di oggi sul "Fatto Quotidiano":




Festa del papà, i padri oggi sono molto più amorevoli. Ma non devono perdere autorevolezza


Abbiamo poche occasioni per parlare di uomini dal punto di vista delle ricorrenze.
Esiste infatti la festa della donna, ma non dell’uomo (un peccato, sarebbe un’occasione per parlare di loro e renderebbe pure quella della donna meno retorica).
Ci resta la festa del papà che – nonostante io sia molto più a favore di una festa della famiglia – ci consente almeno di fare un piccolo “bilancio” dei padri di oggi.  
E allora eccoli, dal mio punto di vista: radicalmente cambiati rispetto al passato, sono tutt’altro che autoritari e anche tutt’altro che assenti (ovviamente con eccezioni).
Al contrario, i padri di oggi sono uomini molto affettuosi, si prendono cura dei propri bambini fin dall’inizio.
Cambiano pannolini, danno biberon, si alzano la notte, portano i bambini a spasso, mentre magari lavano i piatti o puliscono la cucina.
Poi, quando i figli crescono, li accompagnano all’asilo o a scuola, li portano in piscina o calcio, passano le domeniche a vedere le partite insieme o giocare a pallone (per citare le attività più diffuse tra i padri italiani).
Insomma i padri oggi ci sono, e sembrano anzi aver scoperto la bellezza della paternità e i sentimenti che a essa si accompagnano quando è vissuta senza rigidità: e cioè affetto, tenerezza, gioia, e molte altre grandi emozioni.
Non parlerò qui di padri separati e delle istanze che portano avanti, spesso giustamente, spesso meno, vedi convergenza di molti sul disegno di legge Pillon.
Però, il fatto che da questi padri la lontananza dai figli venga percepita come mancanza, spesso lacerante e insopportabile, è proprio l’indice di ciò che dicevo: forse la nostra epoca ha finalmente riscoperto il sentimento della paternità.
Non mi piace , tuttavia, chiamare questo nuovi padri “mammi“, perché questa definizione di fatto sembra assegnare il monopolio dell’affetto e del sentimento alle madri.
Non possiamo chiedere la partecipazione dei padri e il loro coinvolgimento emotivo e poi bollarli, sia pure ironicamente, come “madri”.
No, sono padri, e sono come i padri dovrebbero essere: amorevoli, appassionati dei propri figli, felici di stare con loro.
Eppure è vero che, pur essendo pari, padri e madri sono diversi.
E i loro ruoli non sono identici.
Per questo io in questo ritratto dei padri moderni alcune ombre le vedo: infatti, se da un lato hanno riscoperto la dolcezza, dall’altro gli uomini di oggi hanno perso radicalmente autorevolezza.
Non credo che le cose siano necessariamente legate, anzi, rivendico la possibilità di essere un genitore totalmente amorevole eppure molto fermo e autorevole.
Purtroppo, però, è vero che sempre più raramente fermezza e capacità di “reggere” i propri figli, e insieme a loro i conflitti che portano con sé, fanno parte del bagaglio dei padri di oggi.
Il discorso è un po’ più ampio (e coinvolge tra l’altro anche le stesse madri).
Sul tema sono usciti ormai decine di articoli e persino di libri.
Il problema che denunciano è un eccesso quasi insostenibile di protezione, anche da parte dei padri, talmente soffocante da portare a gravi limitazioni nell’autonomia dei bambini.
Io vedo questo uomini ansiosi a scuola, magari la mattina, entrare nei bagni dei figli per assisterli nel fare pipì anche quando i bambini, magari di 3 o 4 anni, sarebbero perfettamente in grado di andare al bagno da soli (anzi dovrebbero).
Oppure in piscina, mentre si chinano a infilare mutande a bambini di dieci o undici anni o allacciare loro le scarpe.
Il problema è che questi bambini, spesso figli unici, messi sotto una campana di vetro dove non entra né aria né vita, vivono esistenze programmate in ogni dettaglio, organizzate da genitori che mentre da un lato non consentono loro alcuna esperienza di vita autonoma – anche solo scendere a comprare il latte a dieci anni – dall’altro investono su di loro tutte le loro fantasie e proiezioni di realizzazione e successo, tanto da volerli tutti ingegneri o super economisti, scienziati o astronauti.
Il risultato è una generazione fragilissima, di ragazzi che si sciolgono al primo ostacolo e che spesso diventano tragicamente l’opposto di quanto i genitori sperano.
Non si tratta, per i padri, di rispolverare il vecchio modello, anche psicoanalitico, che vedeva nell’uomo il principio di autorità e nella donna quello dell’accoglienza.
Oggi entrambi i genitori dovrebbero riscoprire la capacità di essere autorevoli.
Ma certo tanto più i padri, perché comunque è proprio ai padri che i figli guardano crescendo e la loro figura è veramente molto più centrale di quanto non possiamo immaginare.
Come dimostrano le vite segnate dal dolore di quei ragazzi il cui padre è sparito o è assente e che per tutta la vita vivono con questo vuoto, tanto grande quanto lo sarebbe un’assenza materna.
Bisognerebbe allora che i padri di oggi, anche se molto più stanchi e invecchiati dei loro coetanei europei (ma anzi, forse proprio per questo) ricominciassero a trattare i figli da figli e non piccoli sovrani a cui sottomettersi; bisognerebbe che oltre a proteggerli li lasciassero sperimentare; bisognerebbe che smettessero di farli sentire al centro del mondo e invece questo mondo glielo facessero vedere per come è davvero.
Cruciale sarebbe riscoprire quel ruolo di argine e contenitore che un tempo sapevano egregiamente fare e che era spesso necessario vista la durezza dei tempi.
Oggi i tempi sembrano solo in apparenza meno duri, perché dopo un’infanzia all’insegna dell’autocelebrazione e del consumismo i nostri figli si trovano di fronte ad un mondo del lavoro competitivo a livello insopportabile (oltre che a un mondo devastato dal cambiamento climatico).
E allora la capacità di sopportare serve, così come serve quella di contenere la gratificazione in visto di uno scopo più alto e infine quella di affrontare il conflitto.
Certo, forse bisognerebbe che noi genitori, e dunque anche i padri, sapessimo contenere la ricerca di un piacere immediato in vista di un obiettivo migliore, che fossimo meno narcisisti e più capaci di farci da parte, anche accettando la nostra finitezza invece di crederci immortali a cinquanta o sessant’anni.
E forse proprio qui sta il problema. Tuttavia ai padri di oggi chiedo: non scordatevi di questo ruolo antico, che può essere declinato in forma nuova.
Forse lo sapete fare meglio di noi madri.
Anzi, forse potete davvero aiutarci.
E insieme aiutare i vostri figli.
Auguri!

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Messaggio Da Ospite Mar 19 Mar 2019, 16:50

st13 ha scritto:ale, se lo mandi negli states qui dentro ti chiederanno racchette strambe, palline Penn, calzini fucsia fluo..... tuo figlio farebbe il corriere per conto di brutte persone Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy

ho già mio fratello che vive a New York da molti anni , posso fare da subito l'import Very Happy
….ma le calze non posso , le ha in esclusiva Attila

mi sono informato una media/alta università americana alla fine costa 200/250mila dollari , ci sono parecchie borse di studio per stranieri , ma anche se dovessi sostenere il costo ho pensato che è meglio spenderli per lo studio piuttosto che lasciargli un appartamento , o no ?





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Messaggio Da st13 Mar 19 Mar 2019, 17:11

Ah boh... Io 250mila lepri non le vedrò mai....ma. Immagino servirà un prato enorme per tenerle tutte!

Comunque si, faresti bene secondo me.

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Messaggio Da Ospite Mar 19 Mar 2019, 19:18

st13 ha scritto:Ah boh... Io 250mila lepri non le vedrò mai....ma. Immagino servirà un prato enorme per tenerle tutte!

Comunque si, faresti bene secondo me.

Scusami
Non volevo passare per sborone
Era solo per dire che forse come genitori sarebbe meglio investire nello studio che magari su cose materiali che in fondo sono fini a se stesse

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Messaggio Da marco61 Mar 19 Mar 2019, 21:04

ace59 ha scritto:
st13 ha scritto:Ah boh... Io 250mila lepri non le vedrò mai....ma. Immagino servirà un prato enorme per tenerle tutte!

Comunque si, faresti bene secondo me.

Scusami
Non volevo passare per sborone
Era solo per dire che forse come genitori sarebbe meglio investire nello studio che magari su cose materiali che in fondo sono fini  a se stesse
Sono d'accordo, ovviamente anche i figli devono fare la loro parte mostrando entusiasmo e determinazione perchè sarà comunque un percorso difficile, e ai quei costi lasciare tutto a metà sarebbe un peccato.


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Messaggio Da st13 Mar 19 Mar 2019, 21:49

ace59 ha scritto:
st13 ha scritto:Ah boh... Io 250mila lepri non le vedrò mai....ma. Immagino servirà un prato enorme per tenerle tutte!

Comunque si, faresti bene secondo me.

Scusami
Non volevo passare per sborone
Era solo per dire che forse come genitori sarebbe meglio investire nello studio che magari su cose materiali che in fondo sono fini  a se stesse

Aleeeeee ma smettilaaaaa!! Stai tranquillo, non sono né invidioso né rancororso verso i ricchi benestanti del nord est Essere genitori. Parliamone. - Pagina 2 150354
Però se vuoi bonificarmi un paio di euri ti mando l'iban Very Happy

Un abbraccio

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Messaggio Da Chiros Mer 20 Mar 2019, 09:10

ace59 ha scritto:
st13 ha scritto:ale, se lo mandi negli states qui dentro ti chiederanno racchette strambe, palline Penn, calzini fucsia fluo..... tuo figlio farebbe il corriere per conto di brutte persone Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy

ho già mio fratello che vive a New York da molti anni , posso fare da subito l'import  Very Happy  
….ma le calze non posso , le ha in esclusiva Attila

mi sono informato una media/alta  università americana alla fine costa 200/250mila dollari , ci sono parecchie borse di studio per stranieri , ma anche se dovessi sostenere il costo ho pensato che è meglio spenderli per lo studio piuttosto che lasciargli un appartamento , o no ?




Direi di sì. Non tanto dal punto di vista economico quanto dal lato della formazione personale.
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Messaggio Da Chiros Mer 20 Mar 2019, 09:25

marco61 ha scritto:
ace59 ha scritto:non sono certamente perfetto , anzi , ma credo fortemente che i genitori debbano fare i genitori presenti solo ed esclusivamente quando serve e lasciare ai ragazzi anche la possibilità di sbagliare e di assumersi la responsabilità di quello che fanno
Sono perfettamente d'accordo, però a volte siamo quasi costretti a fare la nostra parte.
Finito il liceo mio figlio non aveva le idee troppo chiare. Mi parlava velatamente di studi per diventare giornalista sportivo ma non ne è mai stato troppo convinto. In alternativa gli ho proposto di avviare la sua attività ed ha scelto di darmi retta. Ma non è stata un'idea sua.
Dal punto di vista economico è andato tutto oltre le più rosee prospettive, non ho niente di cui rimproverarmi.
Quindi? Avrei dovuto lasciargli sbattere il muso con tutte le incertezze del caso? Sarebbe una persona più preparata ad affrontare le vere difficoltà che la vita prima o poi gli porrà davanti se avesse scelto di seguire il suo istinto? Ho sbagliato perchè gli ho fatto trovare la pappa pronta?

Penso anche io che non avesse una forte vocazione altrimenti l'avrebbe seguita anche in barba ai tuoi consigli.

A me è capitato con mio fratello minore, pur davanti alle obiezioni forti di mio padre e mie, ha dovuto sbatterci pesantemente il grugno.

Comunque fondamentalmente sei sempre stato presente e hai cercato di fare del tuo meglio, per cui come padre sarai promosso da tuo figlio. Acnche di fronte ad errori che comunque sono inevitabili.

Io faccio un po' di volontariato con i bambini e i più grossi danni che vedo sono dovuti all'assenza dei genitori, a famiglie disgregate e ricomposte in vario modo...per esempio bambini che dicono di avere due papà e una mamma e così via.
Certe volte sono proprio genitori apparentemente "normali" ad avere problemi con la vita e i figli ne risentono pesantemente.
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Messaggio Da Matteo1970 Mer 20 Mar 2019, 10:09

Io sto cercando di crescerlo con l'atteggiamento che si può rischiare, ma avendo comunque un piano B o un paracadute.
Es: -Vuoi fare una pista nera anche se hai preso la tavola 3 volte... fallo! ma metti le protezioni e non andare nel panico, se ti spaventi a metà, scendi con il sedere ...

Ma devo ammettere di essere ultra fortunato, non ha fatto per ora un millesimo delle cazzate che ho fatto io alla sua età (14) , ha la testa sulle spalle. Devo solo spronarlo un po nel prendere le decisioni autonomamente...ma ci arriveremo...
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